8) Castoro e Pollice

"Destiny is not a matter of chance; it is a matter of choice. It is not a thing to be waited for, it is a thing to be achieved."
(William Jennings Bryan)

- 205.

C'era un tizio, un greco.
Che, secondo una leggenda, riuscì a rivelare ai fratelli il luogo dove era tenuta nascosta la sorellina rapita da un certo Teseo, Elena.
Per Elena, quando si parla di greci, si intende naturalmente Elena di Troia, o di Sparta che si voglia, insomma quella che, siccome era troppo bella e non ne aveva colpa, nonostante la guerra e tutto il resto non venne mai considerata responsabile dei danni e dei lutti provocati dalle contese nate per appropriarsi delle sue grazie. Che iniziarono a creare problemi fin da giovane, a quanto pare.
Comunque, questo tizio greco venne considerato un eroe e, quando morì, la sua tomba, situata nei dintorni di Atene e circondata da giardini e un bosco in particolare, finì per dare il nome ad un quartiere della stessa città.
Si chiamava Ἀκάδημος, il tizio. Academo.
Nelle vicinanze della sua tomba, qualche decina d'anni dopo il Quattrocento a.C., Platone fondò la celebre scuola filosofica che prese il suo nome. Accademia.
Da allora, ogni associazione edificata con lo scopo di incrementare lo studio delle lettere e delle arti in genere prende il nome del bosco, sacro ad Academo, dove Platone insegnava.

(Se per estensione oggi al sabato percorro corridoi sacri che mi elevano a quel tipo di conoscenza incoraggiata da Platone, devo ringraziare la prestanza fisica di una troiana.
Vecchia storia.)

I fratelli che la salvarono non erano altro che Càstore e Pollùce ("Castoro e Pollice!" Una folle stagione d'amore, Antonia Bird, film del 1995), che erano due gemelli inseparabili, i Diòscuri (figli di Zeus). Zeus inseminava un po' tutte tramutandosi in svariati animali e avrà avuto tanterrimi figli a un certo punto ma in questo caso parliamo di Leda, mortale, che cedette all'inganno e all'accoppiamento con un... cigno.
La mitologia greca puntualizza come due uova diversamente fecondate erano state deposte: dei due gemelli, in realtà solo Polluce era vero frutto dell'unione tra Leda e Zeus e perciò solo lui era immortale. Il fratello Castore, figlio del re spartano Tindaro – il marito di Leda – non lo era.
Quando un giorno i gemelli lottarono contro i cugini Ida e Linceo per via di una contesa intercorsa tra le due coppie di maschi a proposito di due belle ragazze e figùrati, Ida ferì a morte Castore. Mentre Polluce ebbe la meglio su Linceo, che rimase trafitto da una lancia.
La battaglia ebbe termine con l'intervento di Zeus che punì Ida incenerendolo con un fulmine.

Polluce, a quel punto, disperato per l'amore nei confronti del fratello, chiese al padre di poter donare la propria immortalità al gemello morto, oppure di raggiungerlo egli stesso nell'Ade. Zeus, commosso da tanto affetto, decise che da quel momento i due avrebbero trascorso l'eternità insieme, un giorno nell'Ade (il regno dei morti) e un giorno nell'Olimpo (il regno degli dèi), finché, secondo altre fonti, non decise di concedere a entrambi di vivere per sempre in cielo come costellazioni.

Ora, non so se ci siete arrivati prima di me: Castore e Polluce sono i gemelli che dànno il nome alla Costellazione dei Gemelli!
(♊, la mia =)

Gemini. Castore e Polluce, costellazione.

E se vogliamo proprio proprio chiudere quest'altro cerchio, Castore e Polluce, i gemelli della Costellazione dei Gemelli, fratelli di Academo, fondatore della categoria, pare vengano considerati come patroni dell'arte poetica, della danza e della musica.
Insomma, era scritto nelle stelle.
Io, qui, oggi, l'Accademia, e tutto il resto.
No?

E a proposito di musica e degli anni di studio che ho alle spalle, ho scoperto che non a caso è di quella che si sta parlando quando si fa doppiaggio. Cioè, vengono fuori concetti quali ritmo, tonalità, respirazione, diaframma, timbro, registri vocali, prosodia delle voci... Praticamente doppiare è come cantare. È la stessa cosa. E se di solito quando parliamo ci muoviamo su una tonalità comoda articolata al massimo su un'intervallo di un'ottava (otto note consecutive), i doppiatori si muovono su un intervallo doppio, più esteso sugli alti e sui bassi. È più o meno così che funziona ed è pazzesco come tutto quello a cui avevo voltato le spalle, che avevo abbandonato, tradito a causa di una nuova routine lavorativa troppo stretta e una qualche forma di cinismo legata alla crescita, e che avevo seppellito in un disco giovane, sia tornato fuori e si sia ripresentato in altre forme bussando alla porta dieci anni dopo.
È inutile scappare.
Non sto a ripetermi.

Dunque, durante i miei allenamenti quotidiani sulle vocali – ho finito le E, sto studiando le O – mi è capitata una visione: io che alla fine del percorso rimango in Accademia a insegnare fondamenti di musica ed elementi di armonia. Per usarli nella vocalità, e, se serve, nel canto.
Oppure, conciliando il tutto all'informatica, a condurre laboratori di composizione di musica per l'immagine, voglio dire colonne sonore, no? Trattandosi di un'Accademia dedicata al Cinema, ed essendo questo l'unico corso che manca al momento. Insomma, non ho le credenziali del maestro Morricone, o di John Williams che ne so, ma di composizione un po' me ne intendo! E costo meno! Alla vecchia maniera, spartito cartaceo alla mano, unita all'ausilio di alcuni software dedicati, oggi puoi avere un'intera orchestra a disposizione.
Io che a un certo punto dovrò cambiare mestiere.
Perché l'ho promesso.

E a proposito di danza, invece, una di queste volte vi racconterò dell'uso tutto mio che ho iniziato a fare del tapis roulant. Perché la verità è che, a meno che non mi trovi fuori in mezzo all'avventura di alcuni paesaggi verdi che non ho il tempo di concedermi, camminare o correre mi deprime.

Ho deciso di contare i chili persi a gruppi di tre e contemporaneamente di cinque. Cioè festeggerò cinque volte l'averne persi +3, e tre volte l'averne persi +5. Come si fa nel calcio con i mondiali e gli europei.
E saranno punti fermi. E le due categorie di perdita avranno due spessori diversi, due colori diversi, oro e argento. Come le missioni dei videogames dei miei nipoti. Perché ogni scusa è buona per festeggiare.

Volevo dire una cosa alla mia parte Castore, la mia parte oscura, mortale, vulnerabile. Che io le voglio bene così com'è. Per tanti motivi.
E prendo le mie giornate una nell'Ade e l'altra nell'Olimpo per quelle che sono.
E sono pronta a depennare il mio primo traguardo da 3, la prossima settimana.

Adoro depennare.

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