34) Tutto provini e… radio!

"Stop being afraid of what could go wrong and start being positive about what could go right."
(Unknown)

- 23.

Vi ho parlato di Niseem Onorato, il nostro caro Jude Law italiano, da cui ultimamente ho iniziato a prendere lezioni individuali a Bergamo.
Vorrei prescindere dalla fase in cui mi sono sentita Kung Fu Panda al primo incontro con i Cinque Cicloni. Mi vergogno della faccia con cui devo averlo guardato la prima volta.

Fino a che, è diventato semplicemente Niseem, il mio caro e prezioso insegnante, con cui ho costruito un calendario di incontri e con cui faccio due ore di lezione ogni volta. Tutte su di me.
Ora, attraverso di lui, porto avanti, parallelamente allo studio del doppiaggio, lo studio degli spot, e viene anche fuori che pare io sia naturalmente portata per questa cosa, al punto che decidiamo di prepararne qualcuno insieme per usarlo da inviare come audio propedeutico ad un paio di provini in presenza su Milano. Ottengo, così, qualche nome. Ed ecco il discorso sui contatti che cercavo di spiegare qualche capitolo fa; oltre alla bontà d'animo di persone rare, genuine e disinteressate. Quando capita di incontrarne.
Lavoriamo sull'emotività, e su tutto quello spettro di cose su cui faccio ancora fatica a lasciarmi andare. Imparo tanto, imparo in fretta, vorrei le nostre lezioni non finissero mai.

Nel frattempo, succede che, da Voice Anatomy, sul mio provino audio inviato per la Disney non mi fanno sapere nulla. Il che, in questo campo, equivale ad essere stati scartati, naturalmente. So di poter riprovare le settimane successive, continuo a seguire la trasmissione ogni domenica, ma scopro che, in verità, la sessione dedicata alla Disney finisce poco dopo.
Accuso il colpo, sì. Ma, forte dei progressi che sto facendo con Niseem, non mi abbatto.
Decido, infine, di rilassarmi e di contare sulle edizioni future.

Quello che ancora non so è che, subito dopo la Disney, prima della fine dell'edizione del contest di quest'anno, è prevista un'ultima sessione di provini per la 20th Century Fox! Mi viene in mente che, in effetti, prima della Disney era toccato alla Warner Bros.
Penso che, se mi hanno scartato, di me, comunque, non ne vogliono sapere. Così, convinta che tanto nessuno mi richiamerà, una sera invio una delle mie prove senza ansia da prestazione registrata sul telefono, giusto per non dire di non averci provato fino alla fine.
Mi addormento, e faccio sogni tranquilli, ché tutto sommato si vede che non è ancora il momento di lanciarsi e va bene così.

Nessuno si fa sentire.
Vivo trascinandomi il cellulare in bagno, e lo tengo acceso di fianco al cuscino di notte.
Fino a che si avvicina l'orario di cena del venerdì sera. Vuoto assoluto. Niente, dico, lo sapevo già. Pazienza. Basta. Inizio a scendere per prepararmi la cena e, quasi come una liberazione inconscia, mi dimentico il telefono in camera.

Alle sette e quarantacinque passate o giù di lì, il cellulare squilla. Mi scapicollo su per le scale per rispondere. Vedo il prefisso 06 e penso Ecco, il solito operatore rompiballe. Rispondo scocciata, pronta a chiedere, per favore, di cancellare il mio numero da qualsiasi refuso di qualsiasi pianeta ancora in vita e di piantarla di... Mi risponde qualcuno che si assicura di parlare con la persona giusta. Sono io, dico. Ciao, sono Alessandro, regista di Voice Anatomy, Radio 24. Aah... Salve!? Complimenti – continua lui, sobrio – sei stata selezionata per venire in trasmissione domenica. Non ti è arrivato il messaggio in chat?

Farfuglio qualcosa sulla mia imperdonabile dimenticanza e chiedo affannosa le indicazioni a voce, controllo dopo, la chat, e – non ci posso credere mi hanno chiamato – devo... portare qualcosa?
No. Ci si vede domenica. Mezz'ora prima. Ciao.
Buona... serata! Aha.

Ridendo e scherzando, gente, mi ritrovo in radio.
Potete ascoltare da soli com'è andata (minuto 72:54 ca).

Attesa interminabile, selfie con Pino, risate, racconti, aneddoti, diretta, e poi di nuovo a casa. Treno, gallerie, telefono che non prende, sonno, fame, nausea, le faremo sapere, sogni a occhi aperti, chiusi, la ragazza che ha detto che vive lì, zone di Roma da evitare, devo richiamarla, c'è il telefono da mettere in carica. Dormi, ora. Non capire le domande, come ti chiami, di dove sei... Doverci pensare.
A volte nella vita mi sdoppio e mando avanti l'altra.

Naturalmente, non vedo l'ora di raccontare tutto a Niseem, il quale, ancora una volta, si rivela utile e prezioso in un paio di consigli spassionati sulla mia vocalità insolita, cosa che in teoria dovrebbe aiutarmi a non sgomitare tra le voci emergenti un po' più classiche, e in alcune dritte sugli studi "giusti" di Roma dove tentare di chiedere un provino.
Ricordate il mio piano di percorrere tutta la lista di Antonio Genna col mio curriculum in mano? All'improvviso, mi rendo conto che è un pessimo piano. Ridicolo. Primo perché del mio curriculum non gliene importa niente a nessuno, a questo punto, secondo perché, considerato ciò che ci ha detto anche il Maestro in Accademia, la cosa funziona per appostamenti e richieste di provini dal vivo.
E... come dire, non tutti gli studi si prestano a questo genere di pratiche di accanimento.

Al di là dei controlli rigorosi e degli accessi riservati ai soli addetti ai lavori, ormai, quelli dove proprio per struttura architettonica conviene tentare sono quelli con uno spazio esterno, un cortile o un atrio dove ci si possa sedere a bere o a mangiare senza essere propriamente sorvegliati o invitati a "lasciare libero il passaggio", spazi ricreativi dove pare che addirittura si creino attese condivise, luoghi che diventano di incontri e di amicizie, va a finire. Dove ci si scambiano informazioni, aneddoti e contatti, tentando di mascherare la tensione e la voglia di entrare e di farsi trovare pronti in caso di buona sorte.
Insomma, faccio una generosa scrematura della lista.
E penso a chissà se sarò mai in grado di buttarmi nella mischia, perché – ho capito che l'importante è farsi trovare lì, far si che i Maestri memorizzino il tuo volto affinché divenga familiare fino a ottenere una opportunità, un ritaglio di tempo per farsi ascoltare, ma – se dovessi ridurmi a passare tutto il mio tempo a fare appostamenti, quando dovrei lavorare? Non è che uno prende su e va a vivere da qualche parte senza pensare di mantenersi.
Eppure, se non ti trasferisci a Roma con tutta la determinazione, la costanza, la tenacia, la caparbietà, l'ostinazione e la perseveranza di cui ti puoi dotare, e non solo nel proporti quanto nello studiare, nel diventare capace, nel farti trovare pronto, non esisti.

E niente, andrò a lavorare nel locale di fronte come Mia in La La Land (2016), penso.
Come se esistesse sempre un locale di fronte, come se fare il barista o il cameriere fosse un gioco da ragazzi anziché una continua prestazione acrobatica e ci si potesse assentare a piacere.
Non trovo soluzioni intelligenti al momento.

Ma poi, io sono capace?

Mi metto a cerchiare i nuovi suggerimenti di Niseem sulla mappa degli studi di Roma. Li unisco per creare un poligono rosso che mi dia anche un'idea di dove cercare casa in futuro. Poi inizio a vagare per qualche Street View sulle mappe di Google. Mentre sono lì che gironzolo virtualmente in quel di Roma, scorgo un segnaposto intitolato "Accademia Doppiaggio di Silvia Pepitoni". Lancio un'occhiata sgranata, per non dire che mi affanno ad aumentare lo zoom, e vedo che l'indirizzo di questa presunta Accademia coincide con quello della Fono Roma, il Sacro Cuore degli studi di doppiaggio nella storia del doppiaggio da quando esiste il doppiaggio. Abbandono la mappa e deraglio sulla ricerca approfondita di questa nuova assurda e gigantesca occasione. Tra un link e l'altro, finisco sulla pagina Facebook dedicata all'Accademia di Doppiaggio di Silvia Pepitoni e – non ci posso credere – vedo un post che pubblica i prossimi provini, che si svolgeranno proprio in Fono Roma, per entrare a far parte della scuola.
Ora, se vi dico Pepitoni, voi dovete pensare alla suora felice di Sister Act, alla moglie (Sally) di Mrs. Doubtfire, alla stella marina di Nemo, al musical di Annie, a Spolverina de La Bella e la Bestia, a Meg Ryan in Harry ti presento Sally! Tanto per dirne qualcuna. Fra le migliaia.
Io penso solo che, senza ragionarla troppo, voglio essere a quei provini.
Chiamo.
Accettano la mia prenotazione.
Non è vero.
Ho un provino in Fono Roma!

La cosa strana di un provino è che non sai dove mettere le mani. Per me che al massimo ero abituata a portare in giro progetti sviluppati al pc, è che non devi portare niente, non devi portare materiali esterni slegati da te per far parlare loro, devi portare te stessa. Basta. La roba che ti serve ce l'hai dentro, devi far parlare quella. Devi ricordarti di portare la voce, la testa, il cuore, la memoria fisica e quella emotiva. Possibilmente funzionanti. E una buona capacità di improvvisazione. Ma non hai niente nelle mani da porgere, le mani sono vuote. Ecco, nessuno mi aveva mai valutato per questo, non avevo mai messo in vendita il mio dentro. Di solito il dentro lo lasci a casa.
Dove si mettono le mani? In tasca è maleducazione, incrociarle sotto le braccia è segno di chiusura, strofinarle continuamente è segno di impazienza, e non puoi certo lasciarle cadere lungo i fianchi tipo manichino. Cioè, non è una cosa immediata.
Come anche iniziare a prenderti cura delle tue corde vocali perché sono materia di scambio, ora, valgono soldi, e della tua dimensione interiore perché punterai tutto su quello. Ma guarda che è strano.

Non riesco a usare le sedie, ché quello aiuterebbe. Decido di poggiare i gomiti sul bacino e tenermi i palmi, come Mary Poppins, ma, ogni qualvolta rispondo a una domanda, le braccia mi scappano, rapite come da una fonte di pensiero indipendente, e inizio a gesticolare tipo dea Kali. Dove vai con quelle mani? Mi dice sempre la mia insegnante di recitazione in Accademia. Non lo so, datemi un microfono, nel doppiaggio le mani non si vedono.
Finalmente entro in sala. Odore di moquette e stoffa chiusa, filtri d'aria condizionata. Sono in Fono Roma. Silenzio compatto, i suoni restano lì. Un'unica fonte di luce accesa sui fogli bianchi del leggio, tutto il resto che scompare. Di fronte, il mio stargate, il portale d'accesso al mondo magico dentro lo schermo.

Succede che tu gli presti la voce, ma loro ti prestano il corpo.

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