2) La regola della liana

"There are only 7 days in the week & "someday" is not one of them."
(Rita Chand)

Una data da scegliere.
Quale?

C'è un mestiere che non mi gratifica più. Ma c'è una macchina da finire di pagare, la prima che mi sia mai scelta e comprata in tempi non sospetti (quando è morta quella precedente).
E poi c'è la storia più vecchia del mondo, le bollette da pagare.
C'è anche un mestiere che mi consente di non venire meno a tutto questo, e immagino che debba volergli bene per questo.
Me lo sono sudato, dopotutto. E inoltre non vorrei fare la parte qui dell'ingrata che sputa nel suo piatto.
Una cosa mi sembra chiara: tutto si è ridotto a una questione di soldi. Per poter fare quello che faccio e mantenere quello che ho senza chiedere niente a nessuno, non perché abbia bisogno d'altro. Le cose guadagnate ti incatenano perché hanno un valore affettivo, non è così?
Si parte da qui, perciò: non posso mollare il mio lavoro sicuro se prima non trovo qualcos'altro di valido.

La parola crisi oramai è abusata, ma reale.

Per scegliere una data definitiva, secondo il principio affettivo, dovrei far passare almeno tre anni di rate. E sono troppi.
Perciò cambiamo punto di partenza. Diciamo che sono disposta a rischiare di perdere la macchina e trasferirmi in un monolocale. Vediamo se riusciamo a stringere i tempi.
Nell'ipotesi.

C'è un articolo, una pagina web sponsorizzata che continua a passarmi sotto al naso. È la pagina di una certa Accademia dedicata al Cinema, e già si capisce perché non riesco a ignorarla. Per di più, si trova qui nella mia città. Il che peggiora le cose. La tentazione si fa spazio a gomitate.
Quasi per gioco ne parlo con MJ, una mia collega che vedo solo nelle pause caffè perché hanno riorganizzato i team (in azienda da noi si lavora per squadre; ogni squadra gestisce uno o più clienti. Ogni tanto le squadre si rimescolano). Lei mi incoraggia a chiamare, così prendo su un giorno e lo faccio. Mi risponde qualcuno che mi diverrà caro, ma non lo so ancora. Raccolgo tutte le informazioni che mi servono, tra cui che è frequentabile il sabato. Trattengo la pelle d'oca. Tra l'elenco dei corsi (non riesco a trattenere più niente ormai), c'è qualcosa che attira la mia attenzione di bambina cresciuta a pane e videocassette, perché quando si riceve l'imprinting del cinema d'animazione per eccellenza è come un trauma al contrario: è una cosa che ti segna per sempre, in senso positivo, però. Le voci dei doppiatori Disney sono i miei padri, madri e fratelli. Quel suono mi riscalda quando sono sola, quando mi devo addormentare e gli adulti non ci sono, mi fa sentire al sicuro. Loro sono "l'ultima volta che mi sono sentita al sicuro", loro sono il mio pensiero felice di Peter Pan.
Insomma, seguendo una specie di ipnosi, diciamo seguendo l'istinto, mi ritrovo iscritta al corso di doppiaggio dell'Accademia Nazionale del Cinema.
(Anche questa cosa andrà pagata.)
Le rate finiscono dopo un anno e mezzo.

Un anno e mezzo. È tanto o è poco per fissare la mia data? Beh, di sicuro, (macchina +) Accademia + spese casa e generiche = almeno per, facciamo una media, altri due anni, fare la brava. No? E non muovermi da qui.
Due son meglio di tre, sì... Ma non sono ancora convinta di saper aspettare tanto. Potrei sempre resistere dove sono e passarli a mandare curriculum in giro; ma ho già vissuto fuori di casa perché a Bologna non c'è nient'altro e questo non posso più ignorarlo. Questa volta, se cambio lavoro, cambio mestiere.
Potrei chiedere un piccolo spazio in qualche rivista letteraria, penso. Ma come? Ho solo un curriculum informatico. Che ne so, magari pubblicando un articolo alla settimana per qualche rubrica. Scrivere è una cosa che ho sempre fatto. O potrei gestire la parte elettronica di un bookstore. Chiudetemi in una biblioteca e buttate via la chiave, per quanto mi riguarda.
Niente, mi metterò alla ricerca di qualcosa. A parità di attività di vendita online, già passare dall'ambito della moda a quello dei libri sarebbe un sogno.
Ma due anni sono troppi per la mia data, lo stesso. Dovrei farmi bastare una giornata di ossigeno alla settimana in Accademia? Come l'ora d'aria dei carcerati. No, devo ridurre almeno a uno. E ho ancora qualcosa da pianificare: la perdita di peso.

La farò breve. Non si tratta di perdere qualche chilo e trovare un altro lavoro. Non è banale, non è così, non è tutto qui. Il mio è il progetto di una vita nuova. Non un'impresa che cambierà il mondo, ma il mio sì, sediovuole. E questo parte, in un certo senso, dal cambiare il mio aspetto.
Devo perdere quindici chili. Lo so per via di un medico che si è occupato di me tempo fa. Conosco bene le mie intolleranze, so che tipo di dieta devo seguire, e il mio passato da sportiva (che si è ridotta a fare vita sedentaria e a ingozzarsi di schifezze) dovrà prendere il mio culo ingrassato e riportarlo su una pista.
Perciò ecco che cosa farò.
Conterò di perdere mezzo chilo alla settimana, con calma, senza smagliature né fisiche né mentali, il che mi porterebbe a raggiungere il peso stabilito in 30 settimane, vale a dire circa 7-8 mesi.
Arrotondiamo a 8.
Ecco, per la miseria. Questa sarà la mia data!
Otto mesi sono anche la metà della durata del corso in Accademia e potrebbero bastare per farsi un'idea del nuovo ambiente, imparare qualcosa e capire se posso scommetterci la vita. Sono otto giri della Luna intorno alla Terra, sono due volte e mezzo il giro del mondo in mongolfiera. Mia madre ha fatto me in otto mesi. Ci hanno costruito mezzo Empire State Building negli anni Trenta. Vuoi che non ce la faccio io? Stiamo parlando del numero dell'equilibrio cosmico: il simbolo dell'infinito. Che, secondo alcune teorie numerologiche, rappresenta anche

"l'integrità e la completezza dell'età matura. È il numero che indica il pieno sviluppo delle risorse materiali e terrene. Come raddoppio del numero quattro, l'otto associa alla volontà realizzatrice del Costruttore le doti del leader, deciso a conseguire autorità e potere; desidera un lavoro autonomo, che gli consenta di esprimere la sua ambizione, i suoi talenti e la sua intraprendenza."

Sembra proprio il numero giusto. Anche se non capisco niente di numerologia. Ma è una coincidenza che non deve essere casuale.
Ebbene. Questa sarà la mia data.
Entro un anno, diventare una persona nuova. Dentro e fuori. 240 giorni a disposizione.

Adesso vado a ripassare i motivi per cui lo sto facendo.
E chiudo con un addio al celibato alimentare con abbuffata da battaglia di passaggio al McDrive. -.-

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2 risposte a “2) La regola della liana”

  1. È davvero un piacere ascoltarti.

    In 8 mesi una persona può davvero cambiare vita, basta crederci……. serve anche la giusta CONVINZIONE ed un fine nobile come la felicità.

    Complimenti !!!

  2. Grazie di cuore, per l’ascolto, per l’incoraggiamento. Il piacere è mio nel leggere per voi. È una soddisfazione profonda, incredibile. E poi scopriremo insieme come andrà a finire la storia, se nella felicità ci ho creduto abbastanza 😉

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