3) La Ghigliottina

"A goal without a plan is only a wish."
(Unknown)

- 240.

Mi trovo al centro di un cerchio fatto delle parole penna, sipario, leggio, microfono, radio, volume, identità, personaggio, maschera, carta, e poi si ricomincia. Le si può leggere all'infinito (come l'otto, il numero giusto) e abbiamo messo insieme cinema, teatro, letteratura, scrittura, musica e doppiaggio. (Anche questi si leggono in tondo.)
E così, oggi mi è venuta in mente una cosa. Rai Uno, l'Eredità, il gioco de La Ghigliottina. Ecco, io credo che per trovare un senso a tutto quanto, per trovare me stessa veramente, quello che devo fare è trovare la parola, il filo conduttore, che lega tutte le altre insieme. Le altre, che prese singolarmente appaiono sconnesse e casuali. La parola che dà senso al mio tutto, la chiave di un accostamento arbitrario solo in apparenza.
Io so che c'è una coerenza in quello che sono e in tutto quello che ho fatto e che voglio fare, so di non essere dispersiva, so che c'è una specie di Esigenza Primaria che fa da denominatore comune a tutto. Devo solo trovarla. Devo trovare la Mia Parola, per risolvere il mio gioco.

MJ dice che la vita ha come la forma di un albero. Ogni cosa, seppur dal centro, si ramifica e si disperde e fiorisce in qualcos'altro, magari di inatteso, è questo il bello. Per lo stesso motivo non può avere forma circolare.
Forse ha ragione lei. D'altra parte io sono una che raddrizza i quadri, ma, invece, vedo la vita fatta a cerchi. Cerchi da chiudere, da risolvere, da compiere. Flussi della durata di un discorso, oppure di una vita intera, ma che alla fine ti riportano all'origine. Voglio dire, che tornano, come i conti. Perché tutto tende all'equilibrio, altrimenti il mondo penderebbe da un lato.
Deve esistere un'Armonia, qualcosa che noi non vediamo, una specie di legge della compensazione che però governa tutti i fenomeni, concreti, naturali, spazio-temporali; e poi astratti, spirituali, personali. Per ogni inverno un'estate, per ogni fuoco un mare, per ogni colpa un merito, per ogni Hitler un Gandhi. Altrimenti non potremmo galleggiare nello spazio in totale assetto come fanno i sub in fondo all'oceano, come un granello di sabbia in mezzo all'Universo. Non saremmo sferici, avremmo la forma di una bilancia sbilanciata. Cadremmo.
Esistono i chiarimenti e le riconciliazioni grate al tempo, esiste l'improvviso significato di un'immagine, di un ricordo, di una frase, di un'emozione, che poco prima non l'aveva. Come quando metti a fuoco l'obiettivo della macchina fotografica. E come una luce che attraversa un gigantesco anello, non può colorarlo se prima non lo percorre tutto. E quando il principio si congiunge con la fine, allora il cerchio comincia a vibrare, prende forma e colore e si illumina dentro e intorno a noi e io penso che abbiamo tanta esperienza quanti sono i nostri individuali cerchi chiusi, compiuti, risolti, compresi, a fuoco. Do la soluzione.

Da piccoli, probabilmente, sapevamo già tutto quello che c'era da sapere su noi stessi. È il dopo che ha complicato le cose, il contorno, l’influenza, la memoria tradita.
La canzone degli Enigma, Return to Innocence, è un po' la mia canzone. Un anziano che ritorna neonato, indifeso, bisognoso, stupito delle cose nuove, dei luoghi, delle persone. Un amore che non si sapeva come vivere perché era troppo piccolo, ma era gigantesco. Che per capire cos'è l'amore vai a riguardare lì. O un'emozione dell'infanzia, che diventa un mestiere da grande. Un ritorno all'autenticità. Un abbraccio a noi stessi. Che gli abbracci sono rotondi anche loro, ma hanno un valore particolare perché sono gli unici cerchi chiusi in cui ci si può perdere.
Una cosa irrisolta, un discorso senza senso, un sé incerto, sono come una nave che imbarca acqua. C'è un buco. Che a lungo andare può diventare pericoloso. E prima o poi siamo obbligati a farci i conti.
Troverò la parola della mia Ghigliottina. Troverò la Mia parola. Chiuderò il Cerchio.

Al momento, mi aspettano: lezioni di fonetica e dizione (all'università avevamo fatto un laboratorio di teatro ed ero impazzita!); lezioni di recitazione, lo scoglio più alto di tutti, la vergogna, la messa a nudo, la sfida numero uno - io, me e il mio corpo, la paura di occupare lo spazio intorno, di essere, ridicola e inadeguata, di fronte a me stessa, di fronte a tutti. Io che non piango, che non sento, davanti agli altri. Che sono impeccabile a trattenere, che me la vedo a casa, semmai. O la supero, o mi uccide.
E, per finire, due Maestri per la parte pratica in sala. La cui popolarità ed esperienza sarebbero bastate a farmi indebitare pur di prendere lezioni da loro. Quando ho saputo chi sarebbero stati sono rimasta...
Beh, ho pensato che, male che andasse, avrei imparato a parlare. E a leggere. Non come quando uno legge, lì son buoni tutti; come quando uno, mentre legge, ti dà qualcosa a cui tu da solo non potevi accedere. Suoni, significati altri. Matriosche di mondi linguistici, formali e di contenuto. Portali universali. Emozioni.
Per non parlare degli spot, dei documentari, degli audiolibri, e dei prodotti multimediali in cui è previsto un narratore, se proprio...

La mia dieta inizia:
• evitando rigorosamente le intolleranze;
• evitando rigorosamente i grassi;
• dissociando carboidrati (e zuccheri in genere) dalle proteine;
• tenendo presente che le bevande, a parte l'acqua, sono da considerarsi alimenti.
Niente controllo quantità, né pesate, per il momento. Solo le regole base dell’alimentazione sana.
Concludo cercando nell'App Store qualche programma utile per il movimento, e per i conteggi che mi serviranno più avanti. E andando a far spese in libreria, che è una cosa che mi accende i sensi e mi mette di buon umore all'improvviso. Una cosa su cui posso sempre contare.

Da oggi, conto alla rovescia.

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2 risposte a “3) La Ghigliottina”

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