10) Abracadabra e Roulantton

"If you can dream it, you can do it."
(Walt Disney)

- 191.

Nel 1989, il 9 novembre in Italia, esce di Disney La Sirenetta.
Avevo 7 anni.

Potrei lasciare il resto della pagina bianca.

Come dire: nel 1989 il 9 novembre, un meteorite travolge la Terra. Che altro dovrei aggiungere? Nel prologo ci sono anche svolgimento e fine.
Qualcosa sulle sue dimensioni, magari?
Fatali, diciamo. Nessun superstite, nel mondo che a quell'età abitavo solo io.
E così, entro in un incantesimo e ne rimango posseduta.
Poi l'Effetto Farfalla e tutto il resto. L'oggi.

Ora, tralasciando il significato che ha assunto man mano nella mia vita la figura bivalente della sirena, quel magico periodo dell'infanzia che non è più tornato e contemporaneamente c'è sempre, il nuoto e l'acqua, e la passione per le colonne sonore e la composizione (nasceva allora un embrione inconsapevole), se c'è una cosa che conosco a memoria è quel film. E non intendo solo in termini musicali o di sceneggiatura, intendo proprio che ho memorizzato i suoni, le gestualità, la prosodia delle voci.
Quindi, l'altro giorno, prendo su e faccio in casa la prima prova ufficiale di doppiaggio di un film. Quello. Sono Ursula, la Strega del Mare, e poi sono anche Ariel. Mi filmo, mi guardo, mi ascolto. Inizio a entrare seriamente nella parte di una che vuol fare l'attrice doppiatrice nella vita. La Doppiattrice, come direbbe qualcuno. E mi piace, godo, scopro di me, scopro me.

C'è una cosa che si chiama deformazione professionale che, se da un lato ti dà conferme perché inizi a filtrare tutto quello che vivi col lavoro che fai, dall'altro ti priva della spontaneità e dell'incoscienza che avevi prima. È come innamorarsi di qualcuno e non riuscire più a vivere le situazioni senza, domandarsi cosa direbbe, con la voglia e la necessità di condividerle perché senza non è la stessa cosa, perché non vedi l'ora di andargliele a raccontare semmai. Hai un paio di lenti nuove, da cui non puoi più prescindere, una specie di superpotere: vedi con gli occhi tuoi e suoi, insieme.
Innamorarsi ti arricchisce, e ti limita allo stesso tempo.
E insomma, anziché godermi un film, mi ritrovo a cercare di riconoscere le voci dei doppiatori, e a tentare di stanare errori di fonetica. E se li trovo mi sento come chi ha additato l'America per primo.

Il nostro maestro dice che hai fatto bene il tuo lavoro quando non ti riconoscono.
Così, quando MJ ha visto il video e ha detto Non sembri tu, ho sorriso fuori e dentro.
Stiamo anche un po' oltrepassando la soglia del Non te se po' sentì, ormai, perché, dato che non sono in grado di essere bilingue, ho cambiato in maniera uniforme il modo di parlare, e lentamente sta svanendo anche lo sgomento. Mi riferisco soltanto alla fonetica, continuo a parlare come si mangia, insomma, solo coi suoni giusti, per memorizzarli e farli diventare spontanei in sala, tutto qui. E divertente sarà quando rivedrò quelli che non vedo mai, che non stanno vivendo il cambiamento con me, e dovrò ripassare dalle fasi di riso da capo. Ma non mi importa. Io e il mio amore immaginario ci prendiamo per mano e camminiamo controsenso. Instabili e orgoglioni.

E a proposito di amori, immagino di non aver ancora parlato di una cosa che si chiama Reggaetton. E del tapis roulant che ho trasformato in una pista da ballo mobile.
Se a un certo punto qualcuno ha detto Eh, perché non facciamo ginnastica sui latinoamericani? E il mercato ha risposto Zumba, io dico Reggaetton sulla pedana! E mi rispondo... ehm... Roulantton!
È facile, è tutto gambe e anca, come nella salsa, per capirci, tempo medio sui 3 km orari, ginocchia piegate, apertura laterale con piede indietro e ritorno, e braccia a gomito che tracciano cerchi antiorario per mantenere l'equilibrio (e bruciare grasso). E non ti puoi fermare perché se no cadi dal tapis roulant. E quando il ritmo è molto veloce e batte tutti i quarti, salti con le ginocchia al petto. O cose simili. E si possono provare tutti i passi del Reggaetton.
Per chi non sapesse ancora cos'è, non lo confonda col Reggae (Bob Marley) perché non c'entra niente. Si immagini invece quei giovani gangster messicani che girano per i quartieri malfamati del ghetto con lo stereo della macchina a tutto volume e i finestrini abbassati. Quei brani che mischiano il rap spagnolo con il tempo della pasada mozambicana e le sonorità dell'hip-hop. Insomma, Daddy Yankee - Descontrol, per intenderci.

Per chi sapesse leggere la musica e ancora non avesse capito di che si tratta, parliamo di questo ritmo qui:

Roulantton, partitura ritmica musicale.

E niente. Che faccio, allora, lo lancio il Roulantton? : D

 

Ps. Questi sono i meravigliosi Brooklyn Duo, su Havana: interrompo per lasciarvi al video ufficiale! Impazzisco per chi mischia la classica al moderno.

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