11) Verde speranza

"Fear does not prevent death. It prevents life."
(Naguib Mahfouz)

- 184.

MJ dice che faccio le forzature.
Non è l'unica.
Dice che le cose accadono, e poi siamo noi a dargli i significati che vogliamo. Che per me è tutto un segno positivo per forza, o cose simili. Che vedo solo quello che voglio vedere.
Il motivo, aggiunto al resto, è questa foto, ricavata da un momento di chiacchiere sul futuro, durante la pausa colazione, in cui il sole attraverso i vetri, riflettendo sulle bottiglie che avevamo parcheggiato sul tavolo in modo casuale, ha creato spontaneamente questa situazione:

Bottiglie contro sole, riflesso verde parallelo riflesso grigio

La mia è la bottiglia di destra.
Da considerare che a inizio settimana mi sento sempre più come Batman che al lunedì mattina va a fare Bruce Wayne in ufficio.
E questa immagine che mi si è proiettata davanti all'improvviso è stata più che di buon auspicio, è stata un abbraccio, che mi ha confortato in modo inaspettato e mi ha detto di continuare, di non fermarmi, è stata un allineamento dei pianeti a favore.

Dettaglio foto precedente - Natascia Cipriano puntata Verde Speranza

Guardandola con attenzione, quello che io ho letto è stato più o meno che non sono nemmeno a metà di un percorso il cui futuro mi è oscuro, ma il risultato avrà a che fare con riempimento, completamento, equilibrio, stabilità. E ho appena cominciato, ma il mio cammino è verde (latino vìridis = vivace, vivo) come il semaforo del via, come la natura a primavera, con onde sonore dentro che assomigliano ad aurore boreali e cerchi chiusi irradiati dal cuore.
La strada che mi è accanto è desaturata, ha il colore del fumo, è piena di crepe, nodi, ragnatele, aggrottamenti. Venature del marmo delle tombe. Sembra la radiografia di qualcosa di rotto.
Comunque la si voglia mettere, in una mattina nera qualunque, io ho visto davanti a me aprirsi il sorriso rassicurante di una promessa di rinnovamento. E mi sono sentita confortata, grata.
Ora, vero che sono in cerca di conferme, continuamente. Vero anche che le trovo, però.
Certo, MJ direbbe che le trovo perché le voglio trovare, ma... ecco, facciamo così, la citazione di oggi è doppia e ne mettiamo un'altra nel corpo del testo:

"We either make ourselves miserable, or we make ourselves strong. The amount of work is the same."
(Carlos Castaneda)

Siamo sempre noi a scegliere, ogni secondo, a parità di fatti, che significato dare alle cose. È vero. E la novità è che è giusto, per la miseria.
Io non sono una prigioniera del senso magico delle cose, non sono una che vede il bello a prescindere, non sono un'ingenua. Ingenuo è quando non sai che esiste un'alternativa.
E mi dispiace per i cinici o per chi pensa male: anche se fosse, se raccontarsela funziona, se raccontarsela fa vivere meglio, ma perché non dovrei usare questa pazzesca medicina? Qual è il problema? Dove sta la fregatura? Che rischio c'è? Che non sia vero? E capirai! Benvenuti nel mondo. Che è reale fino a prova contraria.
Fatemi capire una cosa, ciniche persone vissute, ora mi rivolgo a voi e voglio una risposta sincera: voi credete davvero di sapere che cosa è reale e cosa no? Perché se è questo che state dicendo, secondo il vostro principio geniale sareste anche quelli che non hanno alcuna reazione fisica durante i sogni. O sbaglio?
E allora bisogna chiarire una cosa: che lo vogliamo o no, perché la conoscenza umana è infima e poveretta, il fatto che qualcosa sia "solo nella nostra mente" non lo rende meno reale del reale. Se la mente decide che una cosa è vera, è vera, ci sta capitando.
L'illusa non sono io. Illuso è chi è convinto di saper distinguere.
Quindi certo che scelgo a cosa credere. E credo che la sorte non possa essere che dalla mia parte se cerco la felicità. Con entusiasmo. E paura insieme, va benissimo, la paura ci rende vivi, ci tiene all'erta. La paura ci dice che teniamo a qualcosa, la paura è sentire qualcosa, è avere qualcosa da perdere, quindi è buon segno, in ogni caso. Il contrario sarebbe non avere niente, non provare niente. E il niente non è nemmeno triste, è niente. È assenza.
Io sono presente, io ho paura, io sono qui. Arrabbiata, felice, io sono qui.
Un pensiero solidale va a quelle persone che si atteggiano da tizi che Babbo Natale non esiste e di questo non si sono mai fatti una ragione, motivo per cui non si faranno fregare mai più.
Questa sì che è una cosa triste.

Il 7 giugno scorso mi è capitato di poter parlare dal vivo in un noto live club bolognese in occasione del concerto di Nicolas Bonazzi, grande artista e amico. Sulla paura, sull'onestà, sul diritto e il dovere di essere felici, sul coraggio di essere autori della propria storia. Ecco le cose che ci tenevo a dirvi:

Chiudo aggiungendo un'ultima cosa: non mi tirate fuori, per favore, l'analisi fisica della rifrazione della luce tra il vetro e l'aria o cose simili, perché il punto non è questo. Il punto è che "il fenomeno che ha mera spiegazione fisica" mi è apparso lì proprio in quel momento della giornata, grazie alla disposizione casuale di oggetti e sole, in quel preciso punto del tavolo (di fronte ai miei occhi), nell'istante in cui avevo bisogno di vederlo.
Poco dopo aver fatto la foto, il fascio di luce si è spostato e il tavolo si è oscurato di nuovo.

Vi lascio in definitiva con un estratto firmato Anthony Robbins, che fa al caso nostro oggi. Ringrazio il mio maestro di musica per avermelo fatto incontrare, a suo tempo, perché tutto torna:

"Era un uomo duro e crudele, alcolizzato e drogato, che spesso era quasi arrivato al punto di restare ucciso in qualche rissa. Oggi è in prigione, dove sconta la condanna all'ergastolo per l'omicidio del cassiere di un negozio di liquori che "gli si era messo tra i piedi". Ha due figli, nati a distanza di undici mesi soltanto l'uno dall'altro. Uno è diventato "proprio come papà": un tossicodipendente vissuto di violenze e di furti finché è finito anche lui in galera per tentato omicidio. Il fratello, invece, è tutt'altro. Ha tre figli, un matrimonio riuscito e sembra davvero felice. È direttore generale di un'importante azienda e trova il suo lavoro piacevole e gratificante. È in ottima forma fisica, non beve e non si droga. Come mai questi due giovanotti sono così diversi, pur essendo cresciuti praticamente nello stesso ambiente? È stato chiesto a tutti e due privatamente, all'insaputa l'uno dell'altro: "Come mai hai scelto questa vita?" Sorprendentemente, hanno dato ambedue la stessa risposta: "Che cosa altro potevo fare, con un padre del genere?"
Siamo spesso indotti a credere che gli eventi esterni condizionino la nostra vita e che l'ambiente influisca in modo determinante sulla nostra formazione. Niente di più falso. Non sono gli eventi esterni della nostra vita a modellarci, ma le nostre convinzioni sul significato di tali eventi."
(Anthony Robbins, Come migliorare il proprio stato mentale, fisico, finanziario, Bompiani, 1992)

Commenti facebook

Una risposta a “11) Verde speranza”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.